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Che c'è di nuovo nelle Terre di Avalon?

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Antologia Avalon di racconti – 18 giugno

Stiamo cercando di pubblicare, gratuitamente, un’antologia di racconti tra tutti quelli che ci sono arrivati. Non sarà facile: serve l’adesione di un numero sufficiente di autori/racconti per arrivare ad almeno 100 pagine, e uno degli autori partecipanti che si offra come Capofila per raccogliere e distribuire le royaty.
Perchè non lo facciamo noi? Perchè non è il nostro lavoro, e preferiamo non intrometterci in questioni finanziarie, per quanto piccole, tra terzi. Il nostro lavoro, o passione, è selezionare i racconti, e poi fornire tutti i servizi necessari alla pubblicazione. Per il resto ci pare giusto che gli autori partecipanti si organizzino per gestire le questioni finanziarie e logistiche.
Quindi, gli autori di racconti, controllino le loro email, compreso lo SPAM, oggi inviamo la nostra offerta agli autori che la redazione ha selezionato. Questa scelta è indipendente da quella delle giurie, e può includere racconti da queste non selezionati per la classifica di finalisti e vincitori. Inoltre, la nostra è un’offerta, non un obbligo, nel senso che ogni autore può accettare o meno di farvi parte, in particolare se pensa di pubblicare in seguito con una casa editrice (che può non gradire una precedente pubblicazione).

Invece, per finalisti e vincitori, ormai manca davvero poco…

Una buona ricetta – 16 giugno

Scrivere. Un romanzo, un racconto, una poesia.
Chi ci prova sa che è cosa di grande soddisfazione personale, ma anche fatica, e verifica di se stessi. Assomiglia all’amore? Contiene anche la passione, certo.
Per esempio, un romanzo: di che è fatto un romanzo? Di una storia, un mondo, uno stile, e capacità di raccontare con le parole.
Allora, se scrivere un romanzo è una questione coinvolgente a tutti i livelli, propongo una ricetta. Non l’unica, come tutte le ricette, ma questa provatela. Se non funziona scriveteci. Se funziona ne siamo felici, e scriveteci ugualmente.

Ingredienti:
– Una storia
– Uno o più personaggi qb.
– Un ambiente.
– Una trama.
– Scrittura.

UNA STORIA.
Già, una storia. Non tutte le storie meritano di essere raccontate. Se lo fate al bar, no problem, ogni storia va bene. Ma se dovete impegnare mesi di vita, be’, allora va fatta una selezione tra tutte le storie narrabili che vi venissero a mente.
Premesso che chi scrive, scrive per qualcuno – il lettore -(chi scrive per se stesso e basta è questione a parte), bisogna avere rispetto del lettore. Non annoiatelo, non trascuratene attenzione e pazienza, stimolatelo, avvincetelo, stregatelo.
Quindi, scegliere la storia è importantissimo, anche per se stessi: più la storia produce immagini, spunti, sorprese, più ci affezioneremo. E idem per il lettore.
Dove si trovano le storie? Potremmo dire: basta leggere i giornali, la cronaca, ce ne sono un’infinità, alcune più avvincenti di altre. Oppure i sogni, per chi sogna. Oppure quel che si conosce attorno a noi: le persone, le loro vicende, la sfortuna la fortuna. O un insieme di tutti questi spunti, secondo la propria indole e curiosità, e cultura. Di una storia si può avere in mente solo il finale, o l’inizio, o una scena, e da lì partire, aggiungendo il resto. Una storia “forte” è un buon inizio.

I PERSONAGGI.
Le storie parlano sempre di qualcuno, di quel che accade – o accaduto o accadrà – a questo qualcuno. Si può pertire anche da uno o più personaggi, magari copiando da persone che si conoscono, o che ci incuriosiscono. Si prende un personaggio e lo si cala nella storia, poi si sta a vedere quel che farà, o gli accadrà. E assieme a questo tutti i comprimari, poi le comparse.
Scrivere è un processo da déi, nel senso che nel mondo che stai creando tu sei il dio creazionista, e tu decidi come sarà quel mondo, e i personaggi, e tutto quel che accade e accadrà. Fantastico, e terribile!
Anche i personaggi, non tutti meritano di essere raccontati, vanno scelti, decisi, compresa la loro psicologia, i problemi, e tutto quel che serve per renderlo credibile e appassionante. Meglio se diverso da altri già letti o visti. Vogliamo, e volete, pagina dopo pagina, seguire il suo destino, vedere come si comporta, come risolve i problemi, o li crea. Ci deve commuovere, o odiarlo, ma mai, mai, ci deve essere indifferente, o a quel punto il romanzo sarebbe spacciato. Un buon personaggio, positivo o negativo, eroe o pusillamine, ma “forte”, è un buon inizio.

UN AMBIENTE
Anche l’ambiente è importante, in quanto è la scena nella quale la storia vive.
Meglio Milano o Roma? O Parigi? O il deserto di Atacama? O un mondo desolato? O una casa in un quartiere periferico?
Capite? Cambiando ambiente cambia la storia e come i personaggi interagiscono.
La stessa storia, in ambiente diverso, acquista o perde interesse. In chi scrive e in chi legge. L’ambiente è “il mondo” che novello dio stai creando.
Poi, assimilabile all’ambiente vi è il tempo, l’epoca storica di questo nuovo mondo.
Certo, gli ambienti e l’epoca vanno conosciuti, ci si deve preparare, studiare. L’oggi è la scelta più ovvia, e facile. Ma oggi dove? Meglio scrivere sempre di quel che si conosce, si hanno più spunti. Ma anche avventurarsi – preparati – in mondi lontani, è fantastico e stimolante. Un buon ambiente, “forte”, è un buon inizio.

UNA TRAMA
Una storia va raccontata, e scritta, occupando uno spazio e un tempo. Quindi ci sarà un susseguirsi di scene, di eventi, che accadono, da un inizio a un finale. Lungo questo tragitto racconteremo la storia.
Come? Un buon inizio, per cominciare, che faccia capire il sapore della storia. E, come prima cosa, decidere il punto di vista del narratore, il chi guarda, e il cosa sta guardando. Cambiando punto di vista, cambia tutto.
Subito dopo, gli avvenimenti, il “che accade”, che servono come postulati al seguito. Qui, nella prima parte, conosceremo il mondo creato, i personaggi, e sempre qui deve accadere qualcosa di importante. Molto importante. Qualcosa che ci induca a voler sapere “che succede poi”.
Questo è fondamentale: ogni due tre pagine, o poco più, il lettore deve chiedersi “che succede poi”. La chiamano tensione narrativa. Come in un film.
Dopo la prima parte, nella quale siamo calati nel mondo che hai creato, ci sarà una seconda parte, nella quale quel qualcosa di importante che è accaduto, e ha inguaiato il tuo personaggio, avrà il suo svolgimento. In pratica seguiremo l’avventura del personaggio mentre vive e risolve i suoi problemi. Ma potrebbe essere anche una famiglia, o un popolo, o un gruppo in un’astronave (vedi Alien), o ecc ecc.
Nella terza e ultima parte, ci sarà la fine della storia. Il finale è importante tanto quanto l’inizio. Mai trascurarlo.
Questa, in due parole, sarebbe la trama “in te atti” che tutti gli sceneggiatori, tutti i film, tutti i romanzi, utilizzano. Più o meno.
Si può fare diversamente? Certo che sì, quando sarai in grado di padroneggiare tutti gli strumenti di linguaggio e drammaturgici. Quando ti sarai fatto le ossa come “regista” del tuo film.
Questa è una ricetta semplice, da tutti i giorni. Comunque, una buona trama, “forte”, è un buon inizio.

LA SCRITTURA.
Qui non si può dire nulla. Scrivere è come parlare, all’inizio si impara per imitazione, poi si va da soli. Ognuno ha il suo stile di scrittura, se sa scrivere. Se non lo sa, si comincia, si insiste, ci si perfeziona. Con profonda autocritica, ascoltando consigli e commenti dei propri lettori.
La scrittura – la capacità o il talento di scrivere – è cosa personalissima, come le impronte digitali. Si acquisisce nel tempo, leggendo molto, innamorandosi di qualche scrittore, qualche opera.
Però, qualche consiglio generico si può dare: periodi brevi, descrizioni puntuali, dialoghi reali. Un buon romanzo non si misura in peso, in lunghezza, ma da come scorrono i periodi. Da come sono realistici e necessari i dialoghi. Dal suono, o musica, delle parole. Dall’innovazione o sorpresa del periodare. Sicuramente sapete di che si sta parlando.

Ecco, con questi ingredienti, pesare e mescolare. Cuocere per il tempo che serve, e buon appetito…

Letterina ai non vincenti – 15 giugno

Come direttore di questo concorso, non partecipo ai lavori della giuria, ma ho l’interessante occasione di pescare tra tutti i testi arrivati e, scorrendoli, di farmi un’idea “dell’Italia scrivente”.
Qui mi congratulo con gli autori che raggiungeranno le prime posizioni, tuttavia, il mio pensiero va poi a tutti gli altri, i più, che non troveranno il proprio nome tra i finalisti e i premiati.

A loro rivolgo questa letterina:

Un abbraccio forte, caro scrittore. So che in questo momento potresti sentirti deluso, o anche più che deluso. Hai riversato l’anima, il tempo, e le notti insonni in quelle pagine, e la notizia di non essere tra i primi ti pare una cattiveria. Non è solo una questione di non aver vinto: è una delusione profonda che tocca la tua identità e il tuo valore, ed è normale sentirsi così.
Ogni scrittore conosce questa sensazione, per il legame emotivo con quanto ha scritto.

Il legame con le proprie storie è viscerale. I personaggi diventano amici, i luoghi familiari, e le trame sono percorsi più volte esplorati. Mettere tutto questo su carta e presentarlo al mondo, sapendo che verrà giudicato, richiede un notevole coraggio. E quando il risultato non è quello sperato, la delusione è inevitabile.
Non è una debolezza, ma la prova della tua passione e del tuo investimento emotivo. L’esclusione da un concorso, poi, può essere percepita come una forma di critica implicita, difficile da digerire. Ci si sente esposti, vulnerabili, quasi come se il proprio talento fosse stato messo in discussione.
Ebbene, non è così, non hai fallito, hai semplicemente incontrato un ostacolo. E ogni ostacolo può diventare un trampolino di lancio. Invece di vederla come una sconfitta definitiva, prova a considerarla solo un feedback tra i tanti.
Ripeto quanto già detto: non che il tuo lavoro non sia valido, ma forse non era il momento giusto per questo specifico concorso, o non rientrava nei gusti di questa giuria (composta da umani, fallibili). O, anche, ci sono dei difetti nel testo proposto, pensaci, onestamente. O potresti fare meglio, di più.
Scrivere è un affinamento continuo degli strumenti, e non si smette mai d’imparare.

Ricorda: non è assolutamente un giudizio su te come persona, la tua identità non è definita dall’esito di un concorso. Sei uno scrittore perché scrivi, perché hai un mondo da raccontare. Questo non te lo può togliere nessuno.
La crescita avviene fuori dalla zona di comfort: le delusioni, per quanto dolorose, sono catalizzatori di crescita. Ti spingono a riflettere, a migliorare, a cercare nuove strade.
La resilienza è la tua arma segreta: tutti gli scrittori, anche i grandi, hanno affrontato rifiuti e sconforto. La differenza sta nel non mollare. Mai.
R.B.

Scrivere come un film – 26 maggio

Quest’estate, prendetevi il tempo di leggere un semplice manuale di sceneggiatura, anche se non voleste avventurarvi nello scrivere una sceneggiatura.
Ce ne sono un’infinità, ad esempio uno facile è “Il viaggio dell’eroe” di Chris Vogler.
Scoprirete un modo nuovo di raccontare, quello “per immagini”, il famoso show don’t tell, cioè mostrare invece che raccontare: mostra, descrivi, i fatti gli ambienti i personaggi l’azione, e la storia.
È un modo di narrare visuale, efficace per attirare e mantenere l’attenzione del lettore al quale, scrivendo, ti rivolgi. Un maestro in questo è per esempio Stephen King, o Ernest Hemingway, specialmente negli intermezzi ai suoi “49 racconti”. E molti altri.
Se scrivete un romanzo “vedendo quel che accade” mentre o scrivete, vi avvicinerete al pubblico odierno, immerso e viziato nella cività dell’immagine.

Un manuale di sceneggiatura vi parlerà dei “tre tempi” (o cinque per altri), di conflitti, del famoso “viaggio dell’eroe”, della progressione della trama, quindi le basi per chi voglia narrare una storia, e vi aiuterà a organizzare il racconto.
Se non volete scrivere una sceneggiatura, potrete tranquillamente tralasciare tutte le parti che riguardano la formattazione e il linguaggio tecnico, ma, in ogni caso, avrete un punto di vista diverso sul “come scrivere”, e imparete alcune virtù come semplicità, sintesi, sviluppo della trama. Oltre allo spiare il dietro le quinte di un film, che è un mondo molto interessante.
Poi, naturalmente, inserirete la parte introspettiva dei personaggi, il “che stanno pensando e perchè”, ma poggiandola su una struttura chiara ed efficace.

Se penserete a un romanzo come a un film, fatti i debiti distinguo, be’, avrete un modo in più di conquistare chi vi leggerà.

I testi selezionati – 23 maggio

Carissimi autori, stiamo inviando da oggi, a quelli di voi che hanno superato la prima selezione, un’email che li avvisa della bella notizia. Contiamo, entro fine mese, di avvisare tutti. Controllate anche la cartella SPAM.
A chi non ha superato questa prima selezione, abbiamo già detto nel post precedente. Ci dispiace, davvero, ma una selezione andava fatta.
Ora i selezionati possono scegliere se proseguire, versando la quota di partecipazione, cioè l’Obolo di Avalon, o fermarsi, accontentandosi di essere stati tra i selezionati. È tutto spegato nella email che i selezionati riceveranno. Comunque, anche solo “selezionati”, ci pare già un bel risultato.

Ci sono arrivate circa trecento iscrizioni, ma i selezionati non credo arrivino a un terzo, tra tutte le categorie.
Come mai solo un terzo? Soprattutto brutta scrittura, poi trame inconsistenti, infine scarsa innovazione, questi i peccati più evidenti. Dove per brutta scrittura s’intende: errori di grammatica, di lessico, di stile. Per trama inconsistente: storie che non sono storie, cioè manca lo stimolo a proseguire nella lettura, manca l’impianto drammaturgico, quel minimo che desti interesse. Per scarsa innovazione s’intende il “deja vu”, cioè trame e personaggi che scimmiottano banalmente altre conosciute trame e atmosfere.

La prima regola di un autore è farsi leggere, cioè destare l’interesse del lettore, poi mantenere quell’interesse, poi emozionarlo, il lettore. Se si è bravi, anche lasciargli qualcosa.
Chi scrive, racconta qualcosa a qualcuno, da sempre, e non va mai dimenticato quel qualcuno, e quel qualcosa.
Certo, il talento aiuta, ma l’esercizio e la scuola, e l’autocritica, imprescindibili. E leggere leggere leggere.

A presto, sempre su questo sito, per le prossime notizie.

Degli esclusi – 3 maggio

Dobbiamo innanzitutto ringraziare tutti i partecipanti a questa edizione del Premio Avalon.
Il nostro Comitato di Lettura già da gennaio si sta leggendo attentamente tutti i testi arrivati, e sono tanti.
È un lavoro per certi versi piacevole – si entra in tanti mondi diversi – ma anche impegnativo, perchè richiede quell’attenzione e responsabilità che porti alla prima selezione.

Infatti, non va mai dimenticato, questo è un Premio, un concorso, che comporta una selezione e una classifica, e selezionare significa implicitamente “escludere”.
Questa è la parte negativa, che non ci piace, ma necessaria, di ogni concorso: escludere.
Escludere significa colpire, in qualche modo, un autore, una persona, nella sua parte più segreta, nella sua anima poetica/creativa. Escludere ore e ore passate a scrivere, a sognare, persino a soprendersi di essere capaci di “creare” mondi e personaggi.

Ecco, vorrei dire agli esclusi, che non è stato perchè il loro lavoro non avesse valore, ma che, per chi leggeva, in questa giuria, semplicemente il testo di altri aveva qualcosa che valeva di più. E che una classifica, in un concorso, VA fatta, per definizione.
Che si giudica? Trama, personaggi, dialoghi, ambientazioni, stile, innovazione, cercando di utilizzare parametri oggettivi, ma non trascurando la soggettività/sensibilità del singolo lettore.

Gli esclusi, quindi, siano orgogliosi sempre del proprio lavoro, e magari rileggano (ci sono spesso errori di grammatica, di lessico, di trama, di dialogo, di stile, ecc), poi lascino passare un paio di mesi e rileggano ancora; intanto leggano sempre i racconti e i romanzi degli autori affermati, cerchino di capirne la struttura, lo stile, ecc. Rubino il mestiere, insomma, come si è sempre fatto nelle botteghe degli artisti in tutte le epoche. E poi riprovino, altri concorsi, altre giurie.
Chi non legge, e molto, meglio se analiticamente, non sa usare la scrittura per raccontare.

Infine, anche se l’importante è, sì, confrontarsi con gli altri nei concorsi e in ogni occasione, ancor più importante è quel rapporto speciale, personale e unico, tra sé e sé nel momento magico della scrittura.
Già quello è un premio, IL premio. O no?

Dei premi e concorsi – 7 aprile

Poco più di tre settimane alla scadenza del bando.
Goccia a goccia i testi, timidi, arrivano. Non una cascata, ma goccia a goccia. D’altronde di premi e concorsi ce ne sono a iosa, ben più blasonati di noi. Quindi non ci lamentiamo. Osserviamo, cerchiamo di capire.
Perchè iscriversi a un concorso? Per esistere, sarebbe la prima risposta. Per uscire da quel bozzolo sospeso, privato, nel quale si è compiuta la scrittura, che è pur sempre un urlo: ascoltate le mie parole. Il mio sogno concretizzato.
C’è differenza tra il borbottare tra sé, in una solitudine necessaria, e dialogare con i lettori. S’impara, in questo, la traiettoria del proprio dire (scrivere), del raccontare fole attorno al fuoco; in fondo nel riconoscersi tra umani.
La parte più interessante nell’istituire un premio, è il poter leggere molti e molti che scrivono. Conoscerli attraverso il loro pensiero, le incertezze, gli errori, le ingenuità, nel silenzio della lettura. È come essere a un’assemblea, un rito, con le voci, le storie, che ognuno porta con sé. Un’immagine che ricorda “Farenheit 451”, di Bradbury. Da leggere, se non si è letto.
Così si scopre, in fondo, che leggere tutti questi romanzi, e racconti, e il resto, è partecipare a tutte quelle vite, arricchendo la propria. Grazie.

900.000 caratteri, sono un buona cosa? – 14 marzo

Manca un mese e mezzo alla scadenza del Bando.
I nostri amici del Comitato Lettura sono già all’opera, e non fanno trapelare ancora nulla.
Qualcuno ci ha scritto per chiederci se un romanzo da 900.000 caratteri potesse essere accettato.
900.000 caratteri?? Guerra e pace? Dumas? Abbiamo risposto che no, non poteva essere accettato.
Un volume ponderoso è meglio di un romanzo striminzito?
Ci sono romanzi eccellenti che non superano le cento pagine, e che tanto sono buoni da volerne ancora (marketing). La bulimia nella scrittura può significare logorrea, con lo stesso risultato. Raro, rarissimo, trovare un romanzone affascinante, che è comunque frutto di eccellente editing.

Uno scrittore emoergente, esordiente, fate voi, che presenti un romanzo da 900.000 caratteri, ebbene: ha riletto? È necessaria ogni parte? Cioè: ogni elemento è necessario a portare avanti la storia, o è solo frutto di soliloqui autoriali?
Bisogna stare ben attenti ai libri ponderosi, che non siano orgoglio d’autore “vedi un po’ quanto riesco a scrivere”; o peggio, di non saper “scegliere”, “dirigere” la trama e le sue componenti. Si hanno da tenere a mente i film, il montaggio, la durata. Tenere a mente l’oggi, la velocità alla quale ci si sta ormai abituando.
Tenere a mente il lettore, i suoi tempi, il suo livello di attenzione e di interesse.

Si scrive per mesi, ma si legge in ore. È da tenere a mente anche questo.
300/400.000 caratteri sono una buona lunghezza, anche per i costi di produzione e di vendita.
Hai un super romanzo? Forse è il caso di suddivederlo in più libri: se piacerà il primo, i seguenti andranno a ruba.
I romanzi “industriali” da 1.000 pagine, di certi editori americani, sono il frutto di più mani, di montaggio editoriale come un film, e fatti appositamente per un pubblico che compra a chilo, che valuta cioè quanto compro per tot dollari.
La qualità, l’emozione, è altra cosa.

Primi arrivi ad Avalon – 7 febbraio

Stanno arrivando, con gran calma, racconti e romanzi.

I più sono racconti, poi i romanzi. Certo, è meno impegnativo scrivere un racconto che un romanzo, ma non meno difficile, anzi. Leggetevi i 49 Racconti, di Hemingway, o anche Carver, per scoprire il livello di perfezione che può raggiungere la narrativa breve. Non è detto che “lungo” equivalga a qualità: spesso è solo mancanza di editing, di decidere che realmente “serva” alla narrazione, e quanto non serva e renda pesante la lettura. Scrivere, ma ancor più l’editing, è anche questione di “montaggio”, riferendoci al montaggio cinematografico.
Dobbiamo ringraziare tutti gli auotori che hanno già inviato i loro testi, e speriamo che prima della scadenza, che ricordiamo è fissata per il 30 aprile -praticamente dopo domani – altri autori si facciano avanti con le loro opere.
Accettiamo anche testi editi, spesso, abbiamo notato, con piccoli e piccolissimi editori. Ecco che i premi in palio, cioè strumenti per la promozione, divengono molto importanti. Chi ha già provato a pubblicare, quando ci riesce, si accorge subito che lo scoglio dirimente è proprio la promozione, e, nella promozione, il costo degli strumenti necessari e adatti ai canalli social. Dove i canai social sono i principali canali di promozione.
Per strumenti intendiamo i booktrailer, cioè brevi spot promozionali sul proprio libro, e l’indispensabile sito internet che ognuno dovrebbe avere per farsi conoscere.
La promozione (la prubblicità) per vendere/propagare il proprio lavoro, è irrinunciaile.
Quindi su, fatevi coraggio, e inviate il vostro lavoro, non aspettate gli ultimi giorni! Qui il nostro Comitato di Lettura è già al lavoro.

Alltra raccomandazione: leggete il regolamento prima di chiedere ulteriori informazioni, lì c’è giù scritto tutto.

Infine, entro marzo cominceremo ad inviare, ai prescelti, la comunicazione di avvenuta selezione da parte del Comitato di Lettura. A presto per le novtà…

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